Un recente contributo apparso su Econopoly (Che cosa sono le imprese zombie e perché forse è giunta la loro ora) si concludeva con l’augurio che la crisi economica derivante dalla pandemia da SARS-CoV-2 (Covid19), portasse alla scomparsa delle imprese zombie. Tale auspicio era accompagnato da un accorato monito affinché le misure di contrasto della crisi non finissero, come nei migliori film apocalittici, per rafforzare le imprese zombie e indebolire ancora di più quelle sane.
In realtà quindi le imprese in crisi, qualora questo stato non venga velocemente corretto e porti ad una progressiva “zombificazione”, rischiano di “intrappolare” capitale che potrebbe essere meglio allocato altrove. Quando il numero di soggetti colpiti da questo virus stagnante incominciano a rappresentare una massa critica, può accadere che inizino ad infettare imprese che altrimenti sarebbero sane.
Fin dall’approvazione della legge delega, il nuovo Codice della Crisi è stato oggetto di forti critiche ed opposizioni, sull’assunto che molte delle innovazioni avrebbero comportato rilevanti costi aggiuntivi per le imprese.
Tale antagonismo era verosimilmente fomentato dal blocco irrigidito delle imprese zombie, che si sentivano giustamente minacciate e accerchiate internamente (per via dei sistemi di allerta) ed esternamente (grazie alle nuove regole dell’impairment nel mondo bancario).
Possiamo dire che sia stato quindi concesso un generale periodo di grazia, durante il quale imprese intrinsecamente decotte sono da un lato diventate destinatarie di sovvenzioni adibite a mitigare gli effetti della pandemia e dall’altro, con il progressivo deteriorarsi della salute complessiva delle imprese, potranno meglio “mimetizzarsi” tra i soggetti colpiti dall’emergenza sanitaria, approfittando di una lunga notte dove tutte le imprese, zombie o sane che siano, sembrano grigie.
Articolo completo Sole 24 ore
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